Costruire e decorare con la pietra
Costruire e decorare con la pietra
I reperti esposti provengono dall’arredo liturgico di alcune chiese altomedievali del territorio aquilano, tra le quali la pieve di S. Paolo di Barete e quella di S. Maria di Amiternum, che sostituì la prima Cattedrale dell’omonimo territorio, la cui diocesi fu inglobata da quella di Rieti tra la fine dell’VIII secolo e la metà del successivo.
I frammenti lapidei esposti appartengono nella maggior parte dei casi a lastre di transenna, balaustre, cibori o pulpiti ascrivibili all’VIII e al IX secolo. Si può notare come la decorazione dei frammenti risulti molto simile, essendo quella tipica dei due periodi presi in esame. La decorazione maggiormente attestata viene definita “a intreccio vimineo bisolcato”, in quanto riproduce ideologicamente dei vimini intrecciati tra loro.
Tuttavia si possono notare alcune sostanziali differenze nel grado di lavorazione dei decori: in alcuni frammenti sono presenti piccoli “errori” di esecuzione, costituiti da una mancata continuità dei nastri o una poco accurata precisione degli allineamenti, mentre in altri l’intreccio risulta molto più meticoloso, con angoli vivi e ottimamente rifiniti.
Alcuni elementi presentano anche decori più articolati, come croci o palmette; in quelli più semplici, probabilmente, la decorazione principale, che doveva presentare elementi complessi ed esteticamente più pregiati, fu volontariamente asportata e trasferita altrove, lasciando in situ gli elementi considerati meno pregiati.
Alcuni esemplari, come quello proveniente da Barete, presentano confronti puntuali con elementi di pregevole fattura, come la lastra di S. Giustino proveniente dall’omonima chiesa di Paganica e soprattutto con la più famosa “lastra di Sigualdo”, reimpiegata nel fonte battesimale del patriarca Callisto, proveniente dalla Basilica di San Giovanni Battista e conservata nel Museo Cristiano e del Tesoro del Duomo di Cividale del Friuli.
Questa lastra, oltre alla croce e alla palmetta presenti nell’esemplare di Barete, raffigura i simboli degli Evangelisti: un angelo (San Matteo), un leone (San Marco), un bue (San Luca) e un’aquila (San Giovanni), identificati ciascuno da un cartiglio nel quale è inciso il nome di ognuno di essi con i versi latini del poeta cristiano Celio Sedulio.
La particolarità di questo confronto risulta estremamente esemplificativa per meglio comprendere la circolazione di maestranze, merci e saperi nel medioevo lungo tutta la penisola, fino a raggiungere siti apparentemente marginali come quelli presi in esame.