La mensa: cuocere e conservare
La mensa: cuocere e conservare
I reperti esposti permettono di ricostruire i corredi ceramici maggiormente utilizzati tra la fine dell’impero romano e il basso medioevo. Alle fasi più antiche appartengono, infatti, esemplari ceramici ascrivibili alla piena età imperiale, come frammenti di “sigillata italica” caratterizzati da “bolli” che ne indicano il centro di produzione, oltre a lucerne di età romana e tardo antica.
Alle forme di contenitori da fuoco e da mensa altomedievali, si sostituiscono esemplari di ceramica acroma recanti la tipica decorazione a stuoia associata a macchie di vetrina sparsa, spesso rinvenuta in associazione a frammenti di maiolica arcaica databili alla metà del XIII secolo. Ci troviamo quindi di fronte a un contesto d’uso ancora legato alle forme da fuoco della vetrina sparsa, con decorazione a stuoia, associate probabilmente alle prime diffusioni di ceramica rivestita, tipiche delle zone centroitaliane. Questi contenitori erano utilizzati in alcuni casi per servire in tavola acqua o vino (brocche o boccali), mentre nella maggior parte dei casi erano utilizzati per la cottura dei cibi (olle e tegami), ponendole sopra o accanto alla brace, come suggeriscono le tracce di bruciature che ricoprono solo alcune porzioni delle pareti.
Nei contesti ceramici esposti, inoltre, non mancano esemplari di ceramica appartenente alle classi di ingobbiata, invetriata graffita, tipica ceramica da mensa tre e quattrocentesca. In questo periodo il territorio riceve influenze sia dal Nord Italia che dal Sud. In particolare si evince che nel corso del XIII secolo i maggiori influssi provenivano dalle produzioni di protomaiolica dell’Italia meridionale, mentre nei secoli successivi, nel pieno XIII e XIV secolo, l’influenza sembra spostarsi dal Sud verso il Nord, in particolare alle produzioni di Orvieto e dell’Alto Lazio.
Nel XV secolo invece gli influssi commerciali provenivno dalle produzioni Emiliane, in particolare per la ceramica graffita, mentre sul finire del medioevo il territorio sembra riferirsi alle limitrofe zone abruzzesi e romane.
Con la diffusione delle prime ingobbiate e invetriate infatti, i contatti dell’area aquilana sembrano espandersi e rivolgersi verso quelli che sono i centri principali per la produzione della ceramica ingobbiata, invetriata e graffita, come il borgo di Castelli, anche se non mancano confronti con le produzioni Toscane.
E’ interessante notare che in Abruzzo gli aspetti morfologici e decorativi di queste produzioni si discostano dai contesti produttivi delle limitrofe regioni centrali tirreniche. In queste regioni le produzioni graffite sono tipiche solo di alcune zone precise, mentre in Abruzzo risultano diffusissime e prodotte in gran quantità. Ciò farebbe supporre che i centri di produzione di graffita in Abruzzo fossero molteplici.